I chi è del rugby....IVAN FRANCESCATO
Genio e passione: Ivan Francescato, il più grande
Ivan che raccoglie la palla dietro il raggruppamento, sceglie il lato chiuso e sorprende anche i suoi stessi compagni, che sgarretta via come una freccia, fa due schinche con cui siede gli avversari e segna una delle più belle mete (in assoluto, non solo azzurre) del Mondiale 1991. Ivan che apre le danze a Grenoble, 22 marzo 1997, nel giorno della vittoria che l’Italia del rugby aspetta da 62 anni, che si apre e piange al momento della sostituzione ma a notte fonda è ancora là che balla, ubriaco di gioia. Ivan e quella sua finta micidiale, che a volte riusciva ed altre no e noi in tribuna a saltar su, per l’esultanza o la bestemmia. “Ivan sempre con noi”, come dice quello striscione ancora appeso sugli spalti di Monigo.
La notte fra il 18 e il 19 gennaio 1999 Ivan Francescato ha lasciato il rugby e la vita, che per lui quasi coincidevano. Ultimo di una generazione che aveva già visto in azzurro Nello, Rino e Bruno, era cresciuto nelle “magliette rosse” della Tarvisium, dove pare lo prendessero in giro cantandogli “Ecco Ivan el selvaggio che no el tira un placcaggio”. Un po’ selvaggio e zingaro in effetti sembrava, fin dal nome e dal capello lungo, ma soprattutto per l’imprevedibilità del suo gioco e la vivacità del suo carattere.
Sul placcaggio no, la canzonetta sbagliava: Francescato era un placcatore spietato, con pochi rivali italiani in quel fondamentale. Nelle giovanili della Tarvisium aveva cominciato come apertura, spostandosi poi a mediano di mischia. Nella Benetton fu costretto a trasformarsi in centro, ma fu dietro al pacchetto che vinse lo scudetto del 1997, sostituendo all’ultimo minuto l’amico Troncon. Con la Nazionale 38 presenze e 16 mete, fra quella dell’esordio nel 1990, a Padova contro la Romania, e quella agli Springboks nel 1997. In mezzo le prime vittorie contro Irlanda e Francia e alcuni dei momenti più belli del rugby azzurro, che con Coste ed una straordinaria nidiata di talenti si scrollava di dosso un antico complesso di inferiorità.
Corriere del Veneto, 19 gennaio 2004
Tratto da www.rugbypeople.it
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